L'undicesimo album della Signora Minogue che si carica dell'arduo onere di ereditare la (quasi) perfezione tracimante di X, spedisce la delicata australiana nel firmamento delle divinità elleniche.
Il paragone estetico-d'immagine tra Kylie e Afrodite, dea dell'amore e della bellezza, pare quasi un eufemismo: che questa minuta artista emani luminescenza sessual - erotica fin dai lontani esordi di fattura eighties (iperbolizzati, tuttavia, con gli ammiccanti sculettamenti di Spinning Around e Can't Get You Out Of My Head), è innegabile per qualsiasi allupato sulla faccia della Terra.
Che c'è di meglio, dunque, di una vera e propria esaltazione della magnificenza minoguiana tra flutti e spume profuse dalle acque incontaminate dell'Egeo, volubili ambientazioni cicladiche, orizzonti blu - cristallini e candide opere architettoniche?
Via dunque la patinatura futistico - retrò di X, fatta di maschere, cristalli, luccichii e arzigogolature, per lasciar posto al puro, semplice splendore di una cantante dotata di corde vocali suadenti e di chiappe altrettanto canterine.
Via dunque la patinatura futistico - retrò di X, fatta di maschere, cristalli, luccichii e arzigogolature, per lasciar posto al puro, semplice splendore di una cantante dotata di corde vocali suadenti e di chiappe altrettanto canterine.
Questo il lato stilistico/visuale di Aphrodite. Virando verso il discorso sonoro notiamo il ritorno di Kylie verso la Dance di Fever e Light Years, abbellita da un piacevolissimo e mai aberrante tocco euro -elettropop. Uno sguardo alle fotografie passate dello spumeggiante debutto- possiamo, addirittura, risalire ai "vecchissimi" Rhythm Of Love e Let's Get Do It, contraddistinti da un frizzante sapore disco anni 70 - 80, tipo Jackson 5 e Donna Summer (è sufficiente la clip del singolo Step Back In Time a esaurire tali ispirazioni) - ed una strizzatina d'occhio alle tendenze moderne che in realtà riciclano in toto le grandi lezioni dei maestri della dancefloor music anni '70 e '80.
Il felice connubio Kylie + Dance non si è dissolto del tutto neanche nei suoi sporadici periodi "sperimentali", in particolar modo nel periodo Deconstruction. Album meno club - addicted come Body Language, Kylie Minogue, Impossible Princess e lo stesso, decantato X, contengono in sè medesimi lungimiranti venature dance - floor da veri intenditori: citandone alcuni, abbiamo Obsession nel lounge - inspired Body Language (2003), Like a Drug, Speakerphone, Nu - Di - Ty, In My Arms e Wow nel più recente X (2007), Drunk, Limbo e Say Hey nell'indie-style Impossible Princess (1997), infine Where Has The Love Gone? contenuta nel variegato Kylie Minogue (1994). Insomma, Kylie non si mai stancata di infiammare con i suoi beat le piste da ballo che ancor oggi racimolano sempre più avventori e appreciaters.
Aphrodite è il trionfo della semplicità voluta da Miss Minogue per la sua nuova era: sounds curati, raffinati, conditi e cosparsi unicamente con quel calore e quella professionalità made in Kylie al 100%. Siamo lontani anni luce dalla truzzaggine guettiana e dai giochi elettronici di will.i.am: brani come All The Lovers, Closer, Illusion, Get Outta My Way e Put Your Hands Up (If You Feel Love) non sono confezionate per tecktonici semifusi ed i selvaggi party - animals esaltati da "pazze" glitterate come Ke$ha.
Elemento imprescindibile dall'ottima riuscita del lavoro in analisi è la produzione: Stuart Price, executive producer di Aphrodite, sarebbe il geniaccio demiurgo di Confessions On A Dance Floor, uno dei massimi capolavori della Regina del Pop Madonna. Evitando astrusi paragoni tra i due album, si può tranquillamente affermare che Price abbia tratto preziosa linfa dalla sua collaborazione con Madge, per riproporla, con vesti e accessori nuovi ed inediti, all'australiana madrina del pop.
Un album che sprizza voglia di vivere, esprimersi, sorridere e amare: la delicata e giocosa elettronica di All The Lovers, l'estasi ascetica ed iperuranica dei synth in Closer e Get Outta My Way, il rock vintage e terribilmente dinamico di Aphrodite, la morbida leggerezza, quasi fanciullesca, di Put Your Hands Up e Better Than Today, il richiamo alle danze andate e rivisitate di Can't Beat The Feeling, la voluttuosità romantica e sentimentale di Everything Is Beautiful...ogni singola canzone illustra degnamente la Kylie Minogue del matrimonio amore - pista da ballo, quella che scala il cubo senza farsi travolgere dalla violenta ferocia dei party anthem moderni, la pocket - star del circolo della vita sotto forma di brano musicale.
Amiamola, ragazzi, amiamo l'Afrodite dei giorni nostri, senza peplo bianco e calzari, ma con magliette attillate e scarpe ultra glamour che fanno gola persino ai players più accaniti del X-Box.
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