Cinque album in poco più di cinque anni: ecco l'attuale trend produttivo di Robyn Rihanna Fenty, fascinosissima barbadiana neanche ventitreenne. Una mezza decade costellata da successi, consensi e, purtroppo, qualche screzio personale.
La nefasta controversia con l'ex boyfriend Chris Brown ha tracciato un doloroso punto di svolta nell'ascesa all'Olimpo delle divette pop: l'emancipata (e già poco innocente) teenager di Pon de Replay e SOS, dedita a brani spensierati, birichini ed un tocco maliziosi, fu costretta a prendere atto, sevizie consumate/imposte, di essere vulnerabile come qualsiasi altra donna sulla faccia della Terra. Lo status di superstar non era quindi in grado di attecchire rocciosamente i naturali "sobbalzi" della vita.
I cieli assolati, frizzanti e caraibici del debutto (e post-debutto) presero a scurirsi: l'album Rated R (il primo dopo la faccenda e quindi il primo "fruitore" di tale "negatività" spirituale) introdusse, con l'ausilio di pezzi oscuri, pullulanti di rabbia e mestizia, accorpati ad un'immagine scazzosa e minacciosa - l'antieroina per eccellenza - una Rihanna nuova, riplasmata dallo scabroso avvenimento. La svolta, considerata dai fan più accaniti l'attuale vetta artistica di una carriera in speed - motion, spaventò invece non pochi seguaci della Rihanna "vecchia scuola": di fronte alla desolante ballata Russian Roulette e relativo videoclip, coloro che erano abituati allo scintillio di Umbrella, SOS e Don't Stop The Music risultarono recalcitranti ad accettare una simile "giravolta dark".
Con Loud la barbadiana vira finalmente, seppur temprata dalle esperienze passate, alla gioiosa positività, sebbene più commerciale - mainstream, degli esordi. Stop all'alone nero pseudo rockettaro di Hard e Rockstar 101 per far rinascere in toto un mood allegro e spensierato, scevro di oscurità ma non di intime riflessioni sulla propria esistenza e sulle relative emozioni e sensazioni. Nel cestino dei ricordi anche il look da Signora del Male, fatto di capelli corvini biondo meschati, pesante make - up e improbabili outfits, a cavallo tra l'orrorifico e il metallaro scazzoso: giunge l'alba del multicolor svolazzante, dei ciondoli extralarge e dei fiocchetti, del fucsia e del rosso fiamma. Ecco a voi la Rihanna neo - hippie, retrò, maledettamente trendy, in linea con la frivolezza generale profusa dall'attuale trend musical - ricreativo.
Apre le danze (in senso lato e figurato) il mega smasher Only Girl (In The World), potente e semplice pezzo euro-club con clip raffigurante l'artista voluttuosa fra altalene stagliate nel cielo, palloncini colorati, fiori e prati verdi, un mix fra lo Zecchino d'Oro e Woodstock. Medesima salsa danzereccia per la "porcellosa" S&M, scoppiettante inno alle perversioni sessual - erotiche più spinte, messe alla berlina dall'omonimo cortometraggio, un mezzo scandalo nel quale RiRì sottomette, vestendo i panni della maitresse fatale, giornalisti e blogger famosi rei di averla schernita e invasa nella sua privacy. Poco convincente è, all'opposto, la rivisitazione del brano con Britney Spears, strategia pianificata esclusivamente per l'aumento dei download e l'approdo in vetta alla Billboard.
Con la sporadica eccezione di questi brani, Loud avanza ben oltre il trend dei lustrini dancefloor: colpisce, innanzitutto, il recupero delle atmosfere reggae/caraibico - dancehall (predominanti nel debutto con Music Of The Sun e A Girl Like Me), amalgamate con il R&B più corposo e qualche briciola di Rock melodico, una sorta di "inedito" greatest hits della produzione made in Rihanna.
What's My Name?, estiva miscela Dancehall - Urban, rappresenta, forse, l'esempio più lungimirante di queste velleità "riassuntive", Man Down è puro jamaica - style, con tanto di impostazione vocale alla Bob Marley, organico reggae e sirene di background, mentre la struggente ballad California King Bed abbraccia vigorosamente un sound pop - rock romantico. Coinvolgente e ballabilissima la formula Urban/Hip Hop di Raining Men, piacevolmente distorta da una discreta quantità di sound "intrusi" e presentata con l'attuale regina dei featuring Nicki Minaj.
In Cheers (Drink To That) ci imbattiamo nel grezzo R&B ghetto inspired accorpato ad una quasi fastidiosa campionatura di I'm With You di Avril Lavigne; con l'approdo alle ballate Rirì eviscera, possente, i suoi cavalli di battaglia: Complicated, sperduta tra disperati acuti ed un'iperbole sonora che incorpora un sound dance senza troppe frange elettroniche, pare addirittura superlativa, la zuccherosa Skin guadagna lo scettro di ballad R&B per antonomasia. Cala il sipario Love The Way You Lie, Part II ,antitesi in puro Rihanna style dell'omonima hit firmata Eminem (qui presente come featuring artist).
Solarità, leggerezza d'animo e morbidezza: un album dalle tinte vellutate, soffice come una piuma, fresco, estivo e spensierato, perfetto compendio di un'artista decisamente "agrodolce" nei suoi lavori.
Apre le danze (in senso lato e figurato) il mega smasher Only Girl (In The World), potente e semplice pezzo euro-club con clip raffigurante l'artista voluttuosa fra altalene stagliate nel cielo, palloncini colorati, fiori e prati verdi, un mix fra lo Zecchino d'Oro e Woodstock. Medesima salsa danzereccia per la "porcellosa" S&M, scoppiettante inno alle perversioni sessual - erotiche più spinte, messe alla berlina dall'omonimo cortometraggio, un mezzo scandalo nel quale RiRì sottomette, vestendo i panni della maitresse fatale, giornalisti e blogger famosi rei di averla schernita e invasa nella sua privacy. Poco convincente è, all'opposto, la rivisitazione del brano con Britney Spears, strategia pianificata esclusivamente per l'aumento dei download e l'approdo in vetta alla Billboard.
Con la sporadica eccezione di questi brani, Loud avanza ben oltre il trend dei lustrini dancefloor: colpisce, innanzitutto, il recupero delle atmosfere reggae/caraibico - dancehall (predominanti nel debutto con Music Of The Sun e A Girl Like Me), amalgamate con il R&B più corposo e qualche briciola di Rock melodico, una sorta di "inedito" greatest hits della produzione made in Rihanna.
What's My Name?, estiva miscela Dancehall - Urban, rappresenta, forse, l'esempio più lungimirante di queste velleità "riassuntive", Man Down è puro jamaica - style, con tanto di impostazione vocale alla Bob Marley, organico reggae e sirene di background, mentre la struggente ballad California King Bed abbraccia vigorosamente un sound pop - rock romantico. Coinvolgente e ballabilissima la formula Urban/Hip Hop di Raining Men, piacevolmente distorta da una discreta quantità di sound "intrusi" e presentata con l'attuale regina dei featuring Nicki Minaj.
In Cheers (Drink To That) ci imbattiamo nel grezzo R&B ghetto inspired accorpato ad una quasi fastidiosa campionatura di I'm With You di Avril Lavigne; con l'approdo alle ballate Rirì eviscera, possente, i suoi cavalli di battaglia: Complicated, sperduta tra disperati acuti ed un'iperbole sonora che incorpora un sound dance senza troppe frange elettroniche, pare addirittura superlativa, la zuccherosa Skin guadagna lo scettro di ballad R&B per antonomasia. Cala il sipario Love The Way You Lie, Part II ,antitesi in puro Rihanna style dell'omonima hit firmata Eminem (qui presente come featuring artist).
Solarità, leggerezza d'animo e morbidezza: un album dalle tinte vellutate, soffice come una piuma, fresco, estivo e spensierato, perfetto compendio di un'artista decisamente "agrodolce" nei suoi lavori.
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