mercoledì 1 giugno 2011

Il dolce addio del folletto- Avril Lavigne, Goodbye Lullaby


Miss Lavigne impiega ben quattro anni per forgiare il suo nuovo lavoro in studio; quattro anni in cui le tendenze in fatto di sound sono drasticamente mutate, orientandosi verso le piste da ballo e relegando nella nicchia generi e artisti correlati poco affini ad una moda non proprio inedita (è sufficiente fare un piccolo balzo nei sempreverdi Ottanta per comprendere come l'elettro-dance sia di fattura ben più antica di quanto si possa pensare). Probabilmente per tale motivazione, Goodbye Lullaby è stato più volte posticipato dalla casa discografica di Avril, coscia di avere tra le mani un disco con sonorità lontane anni luce dai club e, quindi,  meno facilmente smerciabili. L'annuncio dell'artista riguardo la pubblicazione dell'album e del primo estratto, What The Hell, giunge solamente al termine dello scorso anno, chiudendo di fatto un complesso iter di strategie ripensate e di indomabili timori e spauracchi sul possibile flop.


Al primo impatto con Goodbye Lullaby si evince un mood più intimistico, malinconico e cupeggiante rispetto al precedente The Best Damn Thing, connubiato a sonorità semplici, lineari, assolutamente non ridondanti e meno frivole, tendenti all'accorpamento dell'organico di base senza ulteriori condimenti e fronzoli. A dominare vi è, dunque, un sapore acustico/unplugged, fatto di ballade piano - voce - chitarra e brani basic corposamente strumentali, lontani dal sound pseudo adolescenziale di Girlfriend e Complicated e simpatizzanti l'alone oscuro e la fragilità di Under My Skin.

A mantenere una residuale briciola dell'Avril sbarazzina, casinista e monella, rimangono l'estratto numero uno What The Hell, simpatico e immediato brano pop-rock dal retrogusto danzereccio, scelto come primo singolo per la classica atmosfera catchy e frivola - marchio di fabbrica del suo repertorio - e Smile, altro pezzo pop - punk sprizzante a tempi alterni leggerezza d'animo e agrodolce malinconia. Tuttavia già nel breve intro Black Stardolce nenia simil - carillon, si assapora a 360° la virata acustico - unplugged del "folletto", più o meno vigorosa a seconda del mood dei singoli brani: da sottolineare la Noboby's Home inspired Everybody Hurts (curiosa assonanza dei titoli, ndr.), la struggente e pacatissima Push, la dichiarazione romantico - sentimentale di Wish You Were Here e l'atmosfera da celebrazioni sotto il vischio leggermente funky e innocente di Stop Standing Here. Rimarcabili, infine, il mix spensierato - nostalgico alla James Blunt di 4 Real, la quasi totally - unplugged Darlin (con un retrogusto fortemente morissettiano degli esordi), il vigore ritrovato in I Love You e il maestoso connubio lirico di pianoforte, chitarra e corposi archi di Goodbye, traccia che funge da compendio dell'intero disco e del suo concept. E' inclusa come "hidden track" la ballata Alice, brano tratto dalla colonna sonora originale di Alice in Wonderland.

La pseudo - punkettara di Girlfriend sta lentamente e finalmente lasciando il passo ad una donna formata, provata dai dolori e dalle molteplici esperienze della vita, positive o negative che siano. Goodbye Lullaby è, pertanto, la ricerca di una svolta, di un bivio tra post - adolescenza e completa maturazione che imprescindibilmente dovrà proseguire fino all'armonico compromesso tra piacere e dolore, alba e tramonto.





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