giovedì 9 giugno 2011

"Tetra" magnificenza in 1, che convenienza! - Beyoncé, 4


La comparsa fin troppo prematura del nuovo lavoro di Beyoncé sul web - circa venti giorni prima della release ufficiale - si somma ad ulteriori preoccupazioni e spauracchi, in primis le mediocri accoglienze di Run The World (Girls) e Best Thing I Never Had, rei di non aver sfondato le classifiche come d'abitudine. Miss Knowles si trova perciò a lottare, artigli affilati e cervici ben accese, contro il tempo, cercando disperatamente di raccogliere i cocci di questi semi disastri e di procacciarsi idee e progetti pur di salvare dalla rovina del flop l'ultimo album in studio, battezzato semplicemente 4.
Lo sdoppiamento dialettico nel precedente I Am... Sasha Fierce si era rivelato commercialmente assai redditizio; sposando con deciso vigore il mainstream modaiolo attraverso la mescolanza di sounds urban, R&B, dance ed europop, Bee decise di "ordinare" strategicamente i nuovi brani, archiviandoli in due mood ben distinti: lo zuccheroso romanticismo dell'ego originale (I Am...) e la stravaganza frivolo - festaiola dell'alter "bionica" Sasha Fierce. Veniva quindi a plasmarsi un lavoro strutturalmente "bicefalo" ma con un centro nevralgico unificato, sede delle pulsioni e dell'energia adottate da entrambe le colorazioni preposte.


Un esaustivo sproloquio di sounds, immagini e tematiche che viene a scemare con 4, forse il lavoro della definitiva consacrazione artistica di Beyoncé nonché l'apoteosi della raffinatezza orchestrale - strumentale applicata ad un album tipicamente pop - mainstream. Lungi dal riproporre l'arcobaleno fin troppo cangiante del predecessore o le composizioni total Urban - R&B del debutto, Miss Knowles modella un autentico milkshake di brani "multicolor" aventi per comune denominatore l'intima e passionale atmosfera "slowjam" dei tempi andati.
Soffici e vellutate vibrazioni soul, poche uptempo e tanta, tantissima verace strumentazione, estasi voce - orchestra, eccellente cura negli arrangiamenti e nelle produzioni, esplorazione di sounds inediti senza ridondanze e (s)manie di grandezza....la lista potrebbe proseguire ad oltranza nel disegnare i tratti "somatici" di un lavoro del tutto difforme dalle attuali artefatte tendenze musicali.


Valenza indiscussa assume il tripudio vocal-strumentale, reso tale per mezzo di un nutrito corredo di generi: classico R&B/Urban, "liricissime" ballate e sontuosi accenni swing, rock, funky, soul - disco alla Tina Turner, afro-tribal e ambient, testimoni in buona parte di un saporito concept retrò - evergreen (soprattutto '70 e '80), quasi dominante nell'album.
La tracklist debutta con il singolo promozionale 1+1, intensa e "teatrale" ballad unplugged - rock a climax vocali alternati e leggere schitarrate elettriche, ottima porta di ingresso di un disco che regala ulteriori sensazioni romantiche nel secondo estratto Best Thing I Never Had, calorosa slowtempo R&B molto più Beyoncé style e con un jingle di pianoforte simile alla hit di Vanessa Carlton A Thousand Miles, e nell'iper sentimentale matrimonio soul - R&B intercalante di I Care.
Fissi sul capitolo balladsil podio è raggiunto pari merito da I Miss You I Was Here: mentre il primo brano si perde in una nenia R&B addolcita da un lieve contorno ambient - trance, il secondo rappresenta l'iperbole indiscussa del concept romantico beyonceiano e contemporaneamente il sipario  trionfale delle slowjam ivi contenute, amalgamato fra liriche e decise percussioni, corposi archi e notevoli vette vocali.


Balziamo al corredo di brani più "dinamici" e notiamo immediatamente il mood funky - retrò/revival maledettamente ispirato ai leggendari seventies ed eighties, risorsa ormai imprescindibile in un music biz carente di innovazione e idee.
Positive segnalazioni di merito dunque per la marcia folkloristico - tribale - etnica in End Of Time, il dolce R&B in infusione nell'atmosfera "tibetana" di Start Over, la tradizionale ricetta Hip Hop/Urban beyonceiana di Countdown, la funkissima Party (con featuring di Kanye West e Andre 3000), al bivio fra Hip Hop e Soul Eighties arricchiti con frivoli synth e Love On Top, fortemente influenzato dalla disco - soul anni '70 - '80 e il sound Pop - R&B di Mariah Carey degli esordi. Conclude il tutto la mancata hit Run The World (Girls), perfetta e stilizzata metafora della panterona culomovente, scazzosa, ammiccante e asceticamente sensuale.

Miss Knowles tiene per le manine un lavoro che può senza dubbio essere incoronato come il migliore della sua carriera. Il problema è ora come sfruttarlo e valorizzarlo al meglio: ad "impeparlo" come si deve sarà la stessa Beyoncé che, disinteressandosi delle malelingue, delle vipere e delle gufate periodicamente lanciate da qualche bonario perditempo, sarà chiamata ad esportare con la sua classica ferocia leonina questa nuova era ancora troppo poco capita e interiorizzata dai consumatori di sound.








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